martedì 31 marzo 2015

Domani


C’era una volta domani. Adesso non c’è più. C’è un altro giorno che chiamano domani, ma domani non c’è più. 
Domani è diventato ieri, o l’anno scorso, e così diventando non è più lo stesso. E un po’ come un bravo bambino che diventa un ladro di polli: non è più lui, ormai è un altro. 
Domani era una bella giornata di sole. Ci si alzava presto al mattino e ci si sentiva pieni di energia. Si correva fuori e si facevano quattro salti nel prato, poi dentro ancora per una bella doccia e una buona colazione. Davanti al caffelatte fumante si parlava dei programmi della giornata: c’erano spese da fare dopo la scuola, amici da vedere e la sera una partita molto importante per televisione. Alla nostra squadra bastava pareggiare per andare in finale; così gli altri dovevano attaccare e attaccando si sarebbero scoperti... 
Io ero affezionato a domani. Ogni tanto un giorno così ci vuole: ti mette di buon umore e il sorriso ti rimane dentro a lungo, come una fiamma che ci mette un po’ a spegnersi. 
Adesso domani non c’è più: è diventato ieri, o l’anno scorso. E non è più lo stesso: quando domani è diventato ieri pioveva e non si poteva andare fuori e nessuno aveva voglia di parlare e la nostra squadra ha perso cinque a zero. Gli altri dovevano attaccare e lo hanno fatto. 
Adesso c'è un altro giorno che chiamano domani, e qualcuno dice che questo giorno c’è il sole e si può andare fuori e la partita la vinciamo. E forse è vero, ma a me quest’altro giorno non interessa; anzi, non so perché lo chiamano domani. 
Domani non c’è più: è diventato ieri, o l’anno scorso.

- E. Bencivenga, Filosofia in quarantadue favole -