venerdì 7 dicembre 2012

No. 5: Ti lascio una canzone...

Questa canzone ha sempre avuto un effetto speciale su di me. Ma non riesco ancora a spiegarmi il perché.
Forse perché vorrei essere il protagonista un po' pazzo, un po' naïv di questa storia.
Forse perché anche io ho imparato ad andare dritto per la mia strada.
Forse perché visto che le "pozzanghere e le nuvole vanno via col sole", spazio per la speranza ce n'è e ce ne sarà.
Forse perché anche io vorrei avere una stella tutta mia.
Forse perché ogni volta che sento questa canzone il mio cervello l'associa all'immagine di un viso che ho incontrato, ma che non ho mai avuto il tempo di conoscere.
O forse, boh, chi lo sa...


Crazy Boy è un brano scritto nel 1994 da Samuele Bersani e musicato da Piero Fabrizi per l'interpretazione di Fiorella Mannoia. Nello stesso anno venne estratto come singolo di presentazione dell'album Gente Comune, della cantante romana, pubblicato il 20 ottobre.
La canzone è presente anche nel disco Samuele Bersani uscito nel 1997 ed è stata interpretata anche dall'omonimo cantautore in collaborazione con Beppe Servillo e la Piccola Orchestra Avion Travel.

lunedì 3 dicembre 2012

Neve


Simmetrici cristalli di rara perfezione,
luccicanti, cadono a terra.
Uno dopo l'altro, senza fare rumore.
Stringendolo in un timido e freddo
abbraccio, assorbono tutti i suoni del
mondo, e gli donano pace e tranquillità!

martedì 13 novembre 2012

Alcune cose...

Ecco alcune delle cose che ho imparato nella vita:

- Che non importa quanto sia buona una persona, ogni tanto ti ferirà. E per questo, bisognerà che tu la perdoni.
- Che ci vogliono anni per costruire la fiducia e solo pochi secondi per distruggerla.
- Che non dobbiamo cambiare amici, se comprendiamo che gli amici cambiano.
- Che le circostanze e l’ambiente hanno influenza su di noi, ma noi siamo responsabili di noi stessi.
- Che, o sarai tu a controllare i tuoi atti, o essi controlleranno te.
- Ho imparato che gli eroi sono persone che hanno fatto ciò che era necessario fare, affrontandone le conseguenze.
Che la pazienza richiede molta pratica.
- Che ci sono persone che ci amano, ma che semplicemente non sanno come dimostrarlo.
- Che a volte, la persona che tu pensi ti sferrerà il colpo mortale quando cadrai, è invece una di quelle poche che ti aiuteranno a rialzarti.
- Che solo perché qualcuno non ti ama come tu vorresti, non significa che non ti ami con tutto se stesso.
Che non si deve mai dire a un bambino che i sogni sono sciocchezze: sarebbe una tragedia se lo credesse.
- Che non sempre è sufficiente essere perdonato da qualcuno. Nella maggior parte dei casi sei tu a dover perdonare te stesso.
- Che non importa in quanti pezzi il tuo cuore si è spezzato; il mondo non si ferma, aspettando che tu lo ripari.
- Forse Dio vuole che incontriamo un po’ di gente sbagliata prima di incontrare quella giusta, così quando finalmente la incontriamo, sapremo come essere riconoscenti per quel regalo.
- Quando la porta della felicità si chiude, un’altra si apre, ma tante volte guardiamo così a lungo a quella chiusa, che non vediamo quella che è stata aperta per noi.
La miglior specie d’amico è quel tipo con cui puoi stare seduto in un portico e camminarci insieme, senza dire una parola, e quando vai via senti che è come se fosse stata la miglior conversazione mai avuta.
- È vero che non conosciamo ciò che abbiamo prima di perderlo, ma è anche vero che non sappiamo ciò che ci è mancato prima che arrivi.
- Ci vuole solo un minuto per offendere qualcuno, un’ora per piacergli, e un giorno per amarlo, ma ci vuole una vita per dimenticarlo.
- Non cercare le apparenze, possono ingannare.
- Non cercare la salute, anche quella può affievolirsi.
- Cerca qualcuno che ti faccia sorridere perché ci vuole solo un sorriso per far sembrare brillante una giornataccia.
Trova quello che fa sorridere il tuo cuore.
Ci sono momenti nella vita in cui qualcuno ti manca così tanto che vorresti proprio tirarlo fuori dai tuoi sogni per abbracciarlo davvero!
- Sogna ciò che ti va; vai dove vuoi; sii ciò che vuoi essere, perché hai solo una vita e una possibilità di fare le cose che vuoi fare.
- Puoi avere abbastanza felicità da renderti dolce, difficoltà a sufficienza da renderti forte, dolore abbastanza da renderti umano, speranza sufficiente a renderti felice.
- Mettiti sempre nei panni degli altri. Se ti senti stretto, probabilmente anche loro si sentono così.
- Le persone più felici, non necessariamente hanno il meglio di ogni cosa; soltanto traggono il meglio da ogni cosa che capita sul loro cammino.
- Il miglior futuro è basato sul passato dimenticato, non puoi andare bene nella vita prima di lasciare andare i tuoi fallimenti passati e i tuoi dolori.
- Quando sei nato, stavi piangendo e tutti intorno a te sorridevano. Vivi la tua vita in modo che quando morirai, tu sia l’unico che sorride e ognuno intorno a te piange.

- P. Coelho, Le cose che ho imparato dalla vita -

venerdì 9 novembre 2012

Lontano

© Nica_2012

“Guardate lontano, e anche quando credete di star
guardando lontano, guardate ancora più lontano!”
- B.P. -

mercoledì 7 novembre 2012

Affogato ai ricordi

Il gomito appoggiato sul bancone
del bar sotto casa.

Il solito, grazie.

Il braccio è teso e la mano aperta
aspetta una birra, che scivola
sul mogano rosso.
Sono le tre e io continuo
ad affogare i ricordi,
in un bicchiere mezzo vuoto.
Uno dopo l'altro.

I soli a parlare sono il juke-box
dal cupolino di cristallo;
e uno straniero ubriaco
che si racconta favole
in una lingua incomprensibile.

Credo venga da Marte.

Il resto del bar, zitto,
prepara la prossima moneta.
Ora sta suonando un blues, 
forse l'ultimo.

lunedì 5 novembre 2012

Mille pensieri

© Nica_2012

È sempre la stessa storia: basta
vedere il cielo segnato dalla coda
di un aeroplano o il letto sfatto
- ancora caldo - la mattina;
ricevere un messaggio rinchiuso
in una bottiglia o l'abbraccio
della brezza in riva ad un fiume;
sentire lo scricchiolio di un paio
di piedi nudi nella ghiaia o
il profumo della corteccia umida
appena sparsa sull'aiuola delle rose,
e zac... mille pensieri si annidano
nella testa e, come troppo spesso capita,
di trasformarsi in mille parole...
non ci pensano nemmeno!

martedì 23 ottobre 2012

No. 4: Ti lascio una canzone...

... che è solo per te!
Ho pensato di regalarti(-vi) questa canzone per la grande intensità, che è racchiusa nei suoi 4 minuti. È passata tra le mie cuffie qualche giorno fa, e da allora ritorna (cercata!) regolarmente, una o più volte al giorno.
Un'intensità spalmata sapientemente su due livelli.
L'emozione: a parlare è l'irrazionalità del cuore (e della pancia). Solo per te, si è disposti a tutto: a convincere le stelle "a disegnare nel cielo qualcosa che somigli a te", a cambiare pelle "per non sentire le stagioni passare", a cadere senza fare rumore.
La musica: questa intensità è regalata da un accompagnamento semplice ed essenziale. Il leader del gruppo e autore del brano, Giuliano Sangiorgi, accompagna il suo particolare timbro vocale, sofferente, con il pianoforte. A dare un tocco malinconico e allo stesso tempo magico a questa canzone, sullo sfondo, compare la "voce" calda della tromba (sordinata) di Paolo Fresu, eccezionale jazzista dalle origini sarde.
Emozione, musica, tranquillità, magia, amore, malinconia.


Solo per te dei Negramaro è presente nel secondo album pubblicato dal gruppo rock salentino nel 2005: Mentre tutto scorre. Questa canzone, ultima traccia del disco,  in realtà non finisce allo scoccare del 4° minuto, ma nasconde una traccia nascosta che riprende il tema del brano che la precede (Scomoda-mente). In questo album anche: L'immensità (cover del successo scritto dal grande Mogol e resa famosa da Don Backy e Johnny Dorelli al Festival di Sanremo del 1967), Mentre tutto scorre (vincitrice del premio della "Critica radio e TV" al 55° Festival di Sanremo), Nuvole e lenzuola (brano con il quale il gruppo vince il premio "Best Performer" al 43° Festivalbar).

mercoledì 17 ottobre 2012

Un posto

© Nica_2011

Conosco un posto dove quello
che non ho, un po' mi manca.
Un posto dove non esistono direzioni giuste
o sbagliate, ma esistono solo le decisioni.
Dove anche gli sguardi sanno parlare
e ci raccontano tutte le loro storie.
Un posto dove saper ascoltare rilassa,
tanto quanto rilassa l'essere ascoltati.
Conosco un posto dove le emozioni
fanno parte dell'alimentazione quotidiana.
Un posto dove in ogni sorriso brilla,
sempre, una goccia di splendore.
Dove chi è triste guarda avanti,
senza dimenticare quello che gli sta dietro.
Un posto dove, quando ci si sente soli,
anche le ombre, a loro modo, sanno farci compagnia.
Conosco un posto dove per essere felici basta volerlo!
C'è poco da sorprendersi se vi dico
che quel posto... è qui!

giovedì 11 ottobre 2012

Arcobaleno

© Nica_2012

"Chi desidera vedere l'arcobaleno,
deve imparare ad amare la pioggia."
- P. Coelho -

mercoledì 19 settembre 2012

Falene

© Nica_2012

Si vola frenetici, ammaliati,
attorno a quella luce,
che è sogno, traguardo e musa.
Non la si può toccare.
Al mattino si spegne.
È allora che, vestiti con la paura
di scottarsi, si spera.
Qualcuno, prima o poi,
riaccenderà la luna,
e potremo riaprire le ali.

lunedì 10 settembre 2012

No. 3: Ti lascio una canzone...

… che mi ha insegnato ad usare un giradischi, che faceva lavorare la fantasia, che non sarebbe stata l'ultima.
Credo fosse il '91, o giù di lì, quando frugando negli scaffali sotto la televisione trovai qualcosa che catturò il mio sguardo. Un disco. Sulla copertina, sotto la luce di una luna piena, un indiano a cavallo. Semplicità estrema. Fu "amore" a prima vista.
Non sapevo che quel disco di Fabrizio de André, sarebbe stato il disco capace di insegnarmi ad usare un giradischi. Già perché fu proprio quello il primo disco che appoggiai sul piatto girevole dell'impianto che avevamo salotto a casa. Fu proprio quello il disco che mi fece schiacciare il tasto con la "freccetta" per la prima volta, proprio su di lui appoggia per la prima volta la puntina.
Non sapevo che quell' "amore" a prima vista si sarebbe poi trasformato anche in un "amore" al primo ascolto. I testi, beh per quelli, le mie possibilità di capirci qualcosa erano pressoché nulle (a quattro anni, non si può pretendere di capire le canzoni di Fabrizio de André… e forse nemmeno a venticinque). Quello che invece mi aveva affascinato era l'uso dei suoni e dei colori che il buon vecchio Faber era stato capace di riportare in quel disco. Ogni volta che quel 33 giri cominciava la sua corsa sul giradischi, la mia mente iniziava a costruire un mondo lontano fatto di colpi di pistola, grida di indiani, suoni di corni da caccia, atmosfere selvagge.
Non sapevo che quel disco sarebbe stato il primo, ma sapevo benissimo che non sarebbe stato l'ultimo.


Fiume Sand Creek, canzone che parla di un massacro di Pellerossa nel novembre del 1864 per mano del Colonnello John Chivington, è il terzo brano che compare nel disco Fabrizio de André pubblicato nel 1981 dall'omonimo cantautore genovese in collaborazione, nella stesura dei testi, con Massimo Bubola. Incisi su questo album si trovano altri capolavori: Hotel SupramonteSe ti tagliassero a pezzettiCanto del Servo Pastore.

giovedì 30 agosto 2012

L'aroma del caffè

© Nica_2012

È come aprire una finestra sul mondo.
È come la buona musica.
È come una brezza leggera.
È come lo sbocciare dei fiori in primavera.
È come guardare un cielo stellato, abbracciati.
È leggero come una piuma.

L'aroma del caffè è tante cose in una
e non stanca mai.

sabato 18 agosto 2012

Quasi insignificante

Il giovane andava in giro a testa bassa in un giorno caldo d'estate. La sua storia d'amore era appena finita. Nessuno lo avrebbe mai pensato, ma queste cose a volte succedono. Già, succede spesso. Come finiscono i film, come finisce un barattolo di marmellata, come finisce il cielo, come finisce l'amore. Succede sempre. Senza una meta precisa il giovane girava tra le bancarelle di un mercato qualunque, equamente distribuite sulle vie della capitale. Ad un tratto una donna di mezz'età vestita di colori pastello - azzurro e ocra - alta e di bell'aspetto, posò i suoi occhi verdi sul giovane dal volto vistosamente segnato dal dolore. La donna gli si avvicinò e gli porse la mano. Stretta tra le dita teneva una boccetta di vetro: gliela regalò. Era uno di quei regali strani. Uno di quelli che appena si riceve, le sopracciglia si inarcano e la fronte si segna, come un campo appena arato, in attesa della semina. Estremamente sorpreso, ma tutt'altro che soddisfatto, il giovane, la ringraziò e riprese il suo cammino. Un regalo, dicevo, di quelli che il giorno dopo viene abbandonato su di un ripiano accarezzato solo dai raggi del sole e dalla polvere.

Così avvenne.

Ora, lui lo ha parzialmente dimenticato. Ma la boccetta non si è dimenticata di lui, gli sta sempre vicino. Ogni volta che il giovane quasi per sbaglio posa lo sguardo sul suo regalo, gli tornano, silenziose, alla mente le parole di chi, in quel giorno caldo d'estate tra le bancarelle di quel mercato qualunque nelle vie della capitale, gli regalò quella boccetta: - "Finché avrà del profumo in grembo, - disse la donna - non la dimenticherai".
Era una boccetta di ottima fattura, di vetro opaco. Aveva un collo sottile e un tappo argentato. Era molto piccola, non occupava che uno spazio ridottissimo su quel ripiano inondato di sole e di polvere. Era quasi insignificante. - "Sono sicuro... non durerà", pensò lui, stringendo l'oggetto tra le mani per la seconda volta (la prima fu quando la donna glielo regalò, erano passati alcuni mesi). Il giovane restò a guardarla, in silenzio. In quel momento provò una grande tristezza.

Gli anni sono passati senza tregua. Nessuno, purtroppo, è capace di fermarne la corsa. Ma la boccetta è ancora lì sul suo ripiano. Sorprendentemente al suo interno non è cambiato nulla, il livello del liquido è sempre lo stesso, immutato. Il giovane si sta rendendo conto che, la sua boccetta, possiede più gocce di un temporale; più gocce di quante ne abbia il mare; più gocce, addirittura, di quante ne possa versare un uomo sapendo di aver appena perso la sua amata.

Che fosse una boccetta magica, infinita,... questo no, quella donna non glielo aveva detto, e forse è stato meglio così. Non la dimenticherà.

Ora lui è felice.

lunedì 30 luglio 2012

Questo pezzo di cielo

© Nica_2009

Mi ha fatto bene rivedere
quell'azzurro pezzo di cielo che è
stato tra noi e che sempre si aprirà
nel mio cuore. Ma soprattutto è
splendido ricordare con una lacrima
di felicità, pronta a scorrere sulla
guancia, quanto è stato bello passare
un pezzo della mia vita assieme a te!

venerdì 6 luglio 2012

No. 2: Ti lascio una canzone...

... e provo ad aspettarti qui.
Lui non la insegue, non la perseguita, la lascia libera… libera come dovrebbe essere qualsiasi cosa, e qualsiasi donna, qualsiasi uomo nella sua scelta. Non le corre dietro, non la soffoca, non la fa sentire in colpa. Lascia molta libertà, perché pretende un suo ritorno, ma un ritorno vero, sano… deciso da lei, non da un inseguimento.
I saggi insegnano che quando qualcosa va, bisogna saperla anche aspettare e non corrergli dietro. 
- Biagio Antonacci -

Se tornerai, preghiera d'amore, è la nona traccia del settimo disco del cantautore milanese Biagio Antonacci. Il titolo dell'album 9 Settembre 2001 fa riferimento al giorno del compleanno dell'autore e alla data del lancio sul mercato. Composto e prodotto dal solo cantautore, l'album è rimasto in classifica per 19 settimane consecutive. Tra le altre, contiene tracce importanti quali: Ritorno ad amareChe differenza c'è.

lunedì 2 luglio 2012

Quando piove...

La nuvola è bella e impossibile.
Ti colpisce perché è soffice e enorme,
di un bianco intenso.
Quando, però, cerchi di afferrarla,
ti accorgi che la nuvola è furba.
Non si lascia mai prendere.
La nuvola è anche saggia,
con un velo sottile davanti
ai tuoi occhi, li protegge;
ti fa vedere il sole
con uno sguardo diverso.
La nuvola è misteriosa,
perché si estende scura
come le tenebre e copre
l'orizzonte, ma dietro di sé
nasconde sempre il sereno.
La nuvola ti ascolta sempre,
ma non ti risponde mai.
Lei sa che non ti servono risposte.

© Nica_2012

La nuvola, a volte piange;
anche se sa di non essere triste.
Quando piove mi sento meno solo.
Adoro quei momenti.

lunedì 18 giugno 2012

No. 1: Ti lascio una canzone...

… che mi ha dato una possibilità più unica che rara.
Tutto cominciò nel gennaio 2010. Il mio primo curricolo universitario era quasi giunto alla frutta. L'ultimo ostacolo, che mi separava dal tanto agognato pezzo di carta era il lavoro di Bachelor. Su cosa avrei potuto scriverlo? Le idee erano molte e piuttosto confuse.
Avendo seguito, durante il semestre precedente, un seminario estremamente interessante sulla musica da film, decisi che in qualche modo avrei potuto far rientrare questa tematica nel mio lavoro finale. Quel corso aveva, a mio modesto parere e in modo piuttosto sacrilego, tralasciato (chissà poi per quale motivo) uno dei grandi della musica da film europea e mondiale: Ennio Morricone. E allora perché non rendere omaggio al Maestro?
Detto e fatto… o almeno parzialmente, e adesso vi spiego perché!
La proposta di analizzare la "Trilogia del Dollaro" (Per un pugno di dollari - 1964 / Per qualche dollaro in più - 1965 Il Buono, il Brutto e il Cattivo - 1966) diretta da Sergio Leone e musicata da Ennio Morricone, era piaciuta persino al professore che avrebbe curato la stesura del lavoro. L'obbiettivo era piuttosto ambizioso, ma estremamente avvincente: mettere in relazione gli stati d'animo dei protagonisti del film con le scelte musicali (in particolare legate all'istrumentazione) effettuate dal compositore romano. Fin qui tutto bene direte voi… fin qui tutto bene confermo io!
Cominciarono così le ricerche:
  1. Film --> trovati
  2. Libri, articoli --> trovati
  3. CD con la colonna sonora --> trovati
  4. Partiture delle colonne sonore --> Accidenti, mancano le partiture!
Dopo aver contattato alcune case editrici, alcune orchestre specializzate nella realizzare colonne sonore e alcuni autori le partiture non erano ancora saltate fuori. Senza partiture non si può lavorare. Fortunatamente nel mail di risposta (a dire il vero alquanto maleducata) di uno degli autori di un'importante studio sulla musica da film, si poteva trovare l'indirizzo del maestro. E allora che fare? L'ultima ratio è scrivere una lettera, nella quale spiego le mie intenzioni, direttamente a Morricone.
Con le poste italiane si sa, un po' di tempo bisogna ipotecarlo, e nell'attesa di una risposta io e la Lollo decidemmo di andare in vacanza.
Ed è proprio a Karpathos, ridente isoletta greca, in un pomeriggio afoso, che accadde ciò che voglio ricordare con questo posto. Lollo ed io siamo intenti a giocare, quando il mio natel comincia a squillare. Un numero di telefono che non conosco e che già avevo trovato il giorno prima nel registro delle chiamate perse. Un numero italiano. Devo rispondere. Probabilmente è qualche allievo dell'accademia "5 Valli" che ha bisogno di qualche informazione. Risposi.
- Pronto, Trosi!
Nel momento in cui sentii la voce dall'altro capo del telefono avrei voluto essere la Lollo per poter vedere la mia faccia: occhi sgranati e bocca aperta, che minimo minimo toccava le ginocchia.
- Signor Trosi, sono Ennio Morricone, la ringrazio per la lettera e per l'interesse, ma purtroppo non ho intenzione di diffondere le partiture dei film che ha citato. Le auguro buona fortuna, arrivederci!
Morale della favola:  dover cercare materiale per cambiare il tema del lavoro ed essere comunque motivati (e soddisfatti) di quello che si è fatto costa un bel po' di fatica… avere l'onore di parlare al telefono con uno dei più grandi compositori di colonne sonore al mondo, beh, non ha prezzo.


Il Buono, il Brutto e il Cattivo è un film di Sergio Leone, è l'atto conclusivo della cosiddetta "Trilogia del Dollaro", che vede tra i protagonisti Clint Eastwood, Eli Wallach e Lee Van Cleef. La colonna sonora fu realizzata da Ennio Morricone, compositore italiano nato a Roma nel 1928. Tra gli elementi caratteristici di questa colonna sonora si possono contare spari, fischi, e jodel (oltre ad un utilizzo sapiente e innovativo dell'armonica a bocca e della chitarra) che contribuiscono a ricreare l'atmosfera western del film. Illeitmotiv della colonna sonora è rappresentato dalla famosissima melodia composta da due note, che ricorda l'ululato di un coyote. Questa melodia viene sfruttata per caratterizzare i tre personaggi principali: il Buono (flauto), il Brutto (voce umana), il Cattivo (arghilofono).

mercoledì 13 giugno 2012

A Paolo

Bellinzona, 13 giugno 2012

Caro zio Paolo,

al so che a t'ho mai scrivü una lètera, ma adess sun dré a fall. E probabilment te sa domandaré "Perché?". Perché a pensi che l'è un bel modo per bütà föra un po' da quela tristezza che g'ho denta, perché l'è un modo per condiviid con i altri quel che prövi. A l'è mia un granché, ma a g'ho metü sés més, da quando la mama la m'ha ciamaa quela sira a metà dicembro, per scrivala. G'ho metü insci tanto, perché ogni volta che ma sa meti setaa giò davanti al computer, prunt per comincià, a ma sa rendi cünt che l'è dificil. Ogni volta: intant che scrivi a piangi, e intant che piangi a scrivi! L'è staja düra, ma pensi che questa prima pagina, la m'ha fai ben (e forse la sarà mia neanche l'ültima). L'è mia stai facil, ma a vaar la pena da fall, perché se sa riéss a sfogass, pö a sa sta un po' mei. E pö sun sicür che, in un mo(n)do o in da l'altro, te riüsaree a legiala.

Següta a tornam in ment quando te vegnivi a trovaac, senza dii nient. Te sonavat al campanell o te saltavat via al cancell e ta trovavum davanti ala porta. Ogni volta che te rivavi l'era una sorpresa.
Insci come te rivavi a trovaac, però, te se nai via. In svelt, trop in svelt. Senza dii nient. Propi 'dèss che seri dre a imparaa a cognosat. Propi 'dèss che vedevi in dal me Zio, anche se a l'era lontan, quaicoss püsée che un zio. Propi 'dèss che gh'evi tanti ropp da cüntat sü, e magari anche ti te ga n'evi.

Da dicembro a ma capita ammo' da incontrat, in sögn. Püsée spèss da prima, püsée spèss da quanto ta incontravi dal viif. Pürtropp l'è mia la stésa roba, a podi mia brasciàt sü, podi mia stringiat la man, podi mia sentì al t'ho profüm. Gh'è comunque la picola sodisfazion da podee (ri)vedet. Ogni tant a riési anche a sentii la to voos. E parlum. Te disi sempro di bei ropp.

A gh'è sempro un quaicoss che, senza dövée cercaal, a ma ricorda al to suris. Un tòc da formàgg, una parola, una foto o una canzon. Forse i canzon, insema al formàgg, i'è quei che funziona mei. Ho ricominciaa a scoltà i Pink Floyd, con un altro para da orécc. Ogni volta che a senti una so canzon te ma vegni in ment, e l'è bell! Avresi sempro vörü domandat quale l'è la to preferida. Forse 'Shine on you Crazy Diamond', vist che ta l'ha sonada per salüdat. O forse amo' 'High Hopes', al so mia, ma sun sicür che questa l'è vüna di me, perché  la grande speranza, mi a ga l'ho. Quela speranza che ma fa pensaa che un dì a sa rivedrem, so mia dove, so mia quando. E quel dì podrò finalment domant questo e tanti altri ropp.

Intant che 'l speci, a ta porti con mi nala testa e nel cör.
Ta vöri ben, avresi vörü dital (amo') tanti volt!

Nica

martedì 12 giugno 2012

Ti lascio una canzone...

… sarà una serie di post. Una di quelle serie che sai quando comincia, ma non sai mai quando finisce. È una serie di post amarcord, una di quelle che verrà farcita con molte canzoni di genere, epoca, autore diversi; ma che avranno come fattore comune, quello di avere il merito di ricordarmi un avvenimento importante e particolare, che in qualche modo ha segnato la mia esistenza.
Questa serie di post, quindi creerà una sorta di colonna sonora, capace di descrivere persone, avvenimenti, situazioni, aneddoti.
E allora, così tanto per rompere il ghiaccio, vi presento la canzone che ha dato il nome a questa serie.


Ti lascio una canzone. Brano scritto e composto da Gino Paoli in collaborazione con Beppe Vessicchio nel 1985, e inserito come 15esima traccia nell'album live Insieme, registrato con la partecipazione di Ornella Vanoni.
"Ti lascio una canzone per coprirti se avrai freddo, ti lascio una canzone da mangiare se avrai fame, ti lascio una canzone da bere se avrai sete ti lascio una canzone da cantare…. Una canzone che tu potrai cantare a chi…, a chi tu amerai dopo di me…. Ti lascio una canzone da indossare sopra il cuore, ti lascio una canzone da sognare quando hai sonno, ti lascio una canzone per farti compagnia, ti lascio una canzone da cantare…. Una canzone che tu potrai cantare a chi…, a chi tu amerai dopo di me…; a chi non amerai senza di me"…

mercoledì 30 maggio 2012

Quello che non ho...

Qualche settimana la Giovi (che ringrazio per l'idea e per la foto), dopo aver visto le puntate di una trasmissione sull'emittente italiana LA7, mi ha proposto di scrivere la descrizione della parola che ritenevo necessaria. Chi ha visitato il suo blog (giovannascaja.blogspot.com), potrà constatare una certa somiglianza nel titolo di questo articolo. La mia parola, però, è un'altra.

© Scàja_2012

Quello che (non) ho è una sintesi di occhi, movimento ed emozioni.  La mia parola è sguardo. Da rivolgere alla realtà che ci circonda, passata o presente che sia. Uno sguardo attento, interessato e talvolta critico, che ci permetta di imparare ad affrontare il nostro futuro con un po' più di serenità.
La mia parola è sguardo: una realizzazione fisica che racconta tutto di tutti, senza dire una parola. Ognuno, a suo modo, ha avuto il pregio di sapermi raccontare qualcosa; semplicemente perché il modo in cui una persona guarda il mondo, spesso, è il riflesso della sua vita, del suo momento.
Amore. Tristezza. Gioia. Rabbia. Paura. Tutto accuratamente riassunto in uno sguardo.
Sono fortunato: ne ho visti tanti e tanti ne vedrò ancora. Sono curioso: voglio sapere cosa mi sapranno raccontare.
Ho imparato ad ascoltare gli sguardi, aiuta a crescere.

martedì 17 gennaio 2012

Sintonizzateci!

© Nica_2012

"Giochino? Guarda che quando ti infili le cuffie e alzi il fade del microfono e senti la tua voce, che è sempre la tua voce però è più... è più precisa. Senti che puoi dire quello che vuoi,però sai anche che quello che dici dev'essere il massimo... e ti accorgi che ogni volta cresci un po! E quando non ce la fai più con le parole allora tà: Usi la musica... quella che TU hai scelto, quella che continua a parlare di te. Secondo me ci vorrebbe una radio così in ogni casa... ognuno a dire al resto del mondo la sua cosa..."

-  L. Ligabue, dal film: Radiofreccia -

venerdì 13 gennaio 2012

Spine

© Nica_2011

Ieri, oggi, domani una spina nuova ti punge la testa.
È vero che fa male, soprattutto per chi resta,
ma bisogna rialzarla, la testa... loro lo avrebbero desiderato!

Acqua

© Nica_2011

‎"Con l’anima dell’uomo,
succede come con l’acqua:
viene dal cielo e al cielo risale,
per tornare alla terra,
in eterna alternanza."
- J. W. Goethe -

lunedì 9 gennaio 2012

Ciao Nonu, ma s'vee!

© Monk_1992

Billy Joel - Lullabye (Goodnight My Angel)

Goodnight, my angel
Time to close your eyes
And save these questions for another day
I think I know what you've been asking me
I think you know what I've been trying to say
I promised I would never leave you
And you should always know
Wherever you may go
No matter where you are
I never will be far away
Goodnight, my angel
Now it's time to sleep
And still so many things I want to say
Remember all the songs you sang for me
When we went sailing on an emerald bay
And like a boat out on the ocean
I'm rocking you to sleep
The water's dark
And deep inside this ancient heart
You'll always be a part of me
Goodnight, my angel
Now it's time to dream
And dream how wonderful your life will be
Someday your child may cry
And if you sing this lullabye
Then in your heart
There will always be a part of me
Someday we'll all be gone
But lullabyes go on and on...
They never die
That's how you
And I
Will be