giovedì 17 dicembre 2015

Lettera a Gesù Bambino

Caro Gesù Bambino,

                               non ci scriviamo molto spesso io e te. Penso di non averti mai (o quasi mai) scritto una letterina sotto le feste, né tantomeno ti ho chiesto qualche dono speciale.

Beh oggi, all'età di 28 anni e qualche mese, mi faccio vivo. 

Ho una richiesta da farti, nulla di troppo grosso, nulla di troppo pesante, nulla di troppo costoso. Nulla di irrealizzabile, insomma. Mi piacerebbe avere qualcosa che in questi anni non ho mai potuto avere, ma che ho sempre desiderato.

Ebbene sì, qualcosa che bramo da sempre, e che secondo me è giunto il momento di poter ricevere.

Caro Gesù Bambino, tu che tutto puoi, tu che sei generoso con tutti e non fai distinzioni di genere, razza, nazione,... fai sì che, finalmente, quest'anno sotto l'albero io possa trovare la certezza di poter fare (o ricevere) una chiamata telefonica senza essere scambiato per mia madre o per la sig.ra Trosi. 

Te ne sarei eternamente grato.

In fondo non chiedo molto, e soprattutto, se il mio desiderio verrà esaudito, non chiederò più nulla.

Stammi bene, buon Natale e grazie!                        

Nica                              




venerdì 11 dicembre 2015

Emozioni battenti

© Nica_2015

Fuori calano le tenebre, il rosso disco del sole
si nasconde dietro alle montagne più alte.
Il cielo si fa scuro, sbocciano le prime stelle.


Dentro, invece, illuminate dai bianchi raggi
di una serie di neon, due donne di poche parole
chiacchierano animatamente picchiettando
un battente su delle placchette di metallo.


Loro che di solito non si dicono niente.

Il groppo alla bocca dello stomaco,
annodato da un’emozione incontrollabile,
è più grande di me.


Nessuno può toccare il battente, solo loro.
E se lo scambiano gentilmente come fosse di cristallo.


Sono emozionato.

Il nodo si scioglie solo quando nella stanza,
tra le due,
torna a regnare il solito silenzio.


A spezzarlo di nuovo: l’affannata azione
del respirare che sto cercando di riattivare.

venerdì 27 novembre 2015

Buffalo Drum

© Edward S. Curtis

Il ritmo battente
di un cuore palpitante,
che incontra la pelle
tesa come un lino,
che vibra fino
in fondo all'anima,
mostra volti di noi
che nemmeno l'uomo
più attento riesce a osservare.

Colui che non vede con gli occhi,
qui,
di quest'arte è mago.


E canta vittoria.

domenica 8 novembre 2015

Le piccole (GRANDI) soddisfazioni della vita!

©Nica_2015

Sono i piccoli gesti che fanno grandi gli uomini!

Le esperienze ci fanno crescere.

Uomini e Donne che ci spingono 
e ci fanno capire che le nostre vite, 
nonostante tutto, sono piene di soddisfazioni 
e di gioia.

Sorrisi. Sguardi. Parole. Cartoline. Specchio.

Io nel mio ufficio ne ho a bizzeffe e per tutti i gusti.
Ci ho messo un po',  ma il santo è valso la candela!


Ho il "sole in fronte e 
felice canto, beatamente"!

martedì 25 agosto 2015

No. 11: Ti lascio una canzone...


Non servono parole...

© Pao_2015

© Pao_2015
© Pao_2015


© Pao_2015
© Nica_2015
© Nica_2015
© Pao_2015


© Nica_2015




Il Cielo d'Irlanda è un singolo di Fiorella Mannoia estratto dall'album I Treni a Vapore pubblicato nel 1992 dalla Epic Records con distribuzione Sony Musiy Entertainment. 

Il brano è stato scritto e composto da Massimo Bubola, che nel 1994 lo inserisce nel suo album Doppio Lungo Addio. Nella canzone si sentono le sonorità tipiche dei fiddle e whistle, così come le atmosfere danzerecce dell'isola irlandese. Bubola è riuscito a rendere ancora più vivo quel cielo che, imperterrito, ti segue da Dublino fino al Connemara e dal Donegal alle isole Aran, che tu sia zingaro o sera.

martedì 18 agosto 2015

Vespri da Mezz'Aost

È il 15 di agosto e in quel di Brione Verzasca è ormai tradizione, probabilmente secolare, quella di accompagnare con una festa di paese l'Assunzione in Cielo di Maria. Il tutto prende vita nella chiesa a lei dedicata.
Piccola, accogliente, leggermente oscura, spesso e volentieri poco piena. I banchi si riempiono a stento, servono il gruppo Vestiti Tradizionali della Verzasca e la Corale Fonteviva per farlo.
Si dà il via ai festeggiamenti con una funzione di breve durata. Ritorna il famoso drago rosso dalle sette teste, dalle dieci corna e dai sette diademi (“Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo” - Ap 11, 19a; 12, 1-6a.10ab) e si rende visita alla casa di Zaccaria e alla moglie Elisabetta (“Dal vangelo secondo Luca” - Lc 1, 39-56)

Dopo la celebrazione, una breve pausa pranzo in quel de La Motta e poi via di nuovo alle volte di Brione.

È qui, e ora, che accade la magia.

Sono i vespri del pomeriggio la vera chicca della giornata. È qui che una comunità di normalissime persone si rivela un insieme canoro di notevole ricchezza e fattura. La gente si inventa Contralto, Basso, Soprano e Tenore con notevole successo. 

Per chi non lo sapesse: i vespri sono un'antica forma della liturgia cattolica per la quale l'ufficio viene cantato in forma solenne. Dalla prima all'ultima parola (eccezion fatta per le lettura di rito) vengono espresse in forma musicale, e tutti, dico tutti, sono autori e interpreti.

Apice della celebrazione è il canto delle celeberrime Litaniae Lauretanae che accompagnano la Vergine in giro per le strade del paese e precede l'ostensione della reliquia (e che qui vi riporto in una registrazione fatta sabato 15 agosto 2015).


Questa composizione della durata di quasi nove minuti – ripresa più volte da compositori come Palestrina, Lasso, Monteverdi e successivamente musicata anche da Mozart in una versione per quattro voci, orchestra e organo – musicalmente presenta il carattere di un recitativo che si sviluppa su una breve formula sillabica, ripetuta per una ventina di strofe, o poco più.

Il collettivo entra lentamente nel brano, bisogna scrollarsi un po' di ruggine di dosso (verosimilmente questo brano è stato cantato per l'ultima volta, con questo organico, proprio in occasione della festa dell'anno precedente). L'inizio è titubante e anche piuttosto stonato. Poi ognuno trova il suo spazio, libera la sua voce e la sua interpretazione... e il risultato è emozionante, soprattutto se si ha l'occasione di sentirlo dal vivo sulla propria membrana auricolare, mentre si partecipa cantando.
I vespri non sono nient'altro che il sentimento di comunità tradotto in musica. Tutti fanno parte di un collettivo e condividono un momento importante della propria vita. E nonostante tutto si sta un po' meglio. A conferma di tutto ciò, un esempio, tratto dal libro "Perché ci piace la Musica" di Silvia Bencivelli (Sironi Editore, 2012 - pag. 139)

[...] Robin Dunbar, dell'Università di Liverpool, ha misurato i livelli di endorfine - ormoni simili alla morfina prodotti nel cervello e capaci di alleviare il dolore e di dare un senso di appagamento - nei fedeli di una chiesa anglicana. Ha scoperto così che la produzione di queste sostanze aumenta nel corso della funzione religiosa, soprattutto dopo il canto degli inni. L'idea di Dunbar è che il fenomeno sia legato alla capacità della musica di permettere la socializzazione tra individui, anche in situazioni difficili, e quindi la sopravvivenza del gruppo.

Purtroppo, parlando con alcuni degli artefici di Brione, è emerso che questa splendida tradizione è una di quelle in via d'estinzione. Momenti comunitari come quello descritto qui sopra, sono sempre meno presenti nel vivere quotidiano. Alcuni paesi della valle hanno già visto svanire queste beltà.

Con i miei famigliari, i miei fratelli ed amici cercheremo di tenere viva quella di Brione. Speriamo che questa idea sia condivisa... e che il patrimonio culturale venga salvaguardato.





mercoledì 12 agosto 2015

Non vedere con gli occhi...

"Non vedere con gli occhi": detta così sembra alquanto strana come affermazione, ma vi assicuro che tutto è assolutamente possibile. Mi è stato spiegato da Marco, che all'età di quarant'anni ha perso, in pochissimo tempo, la vista. Gli occhi, l'organo sensoriale che alle nostre latitudini è considerato il più importante di tutti (statisticamente occupa l'80% dell'attività sensoriale), svanito nel giro di un anno. Marco è stato forte, nonostante due anni e qualche mese di difficoltà causata dal repentino cambio di situazione, è riuscito a reagire. Grazie ai figli, alla moglie, alla voglia di vivere, sempre e comunque.

Lui ci vede ancora, non più con gli occhi.

© Nica_2015

Marco vede la strada da percorrere grazie Unja, la sua cagnolina guida, o con il suo bastone bianco dalla punta rossa, oppure con il gomito di qualcuno che gentilmente lo accompagna, oppure ancora con tutte e tre le cose.

Marco vede gli incroci con la pelle, un'aria diversa gli colpisce le guance quando non ci sono muri a difenderlo.

Marco vede con le orecchie, quando rimpie un bicchiere d'acqua, sa che quando il suono si fa acuto di spazio non ce n'è più: è la legge della cassa armonica (spazio grande, suono grave; spazio piccolo, suono acuto).

Marco vede con la punta delle dita quando qualcuno gli dà una banconota, mica vuole essere fregato.

Marco vede con il naso, quando si trova all'interno o all'esterno i profumi sono diversi.

Marco vede con la sintesi vocale del suo computer o del cellulare quando scrive un email o riceve un sms.

Marco vede con il cuore.

Marco è forte e mi ha confermato che vivere è bello, anche se a volte è un po' meno facile. La vita vale più di ogni altra cosa, me lo ha insegnato in poco meno di una giornata. E lo ringrazio.

Vi consiglio un incontro con lui. Lo trovate in internet e via telefono. Abita a poschiavo, ma si fa volentieri mille mila chilometri pur di portare la sua testimonianza. 
Ascoltatelo e guardatelo ne vale la pena!


GRAZIE!

domenica 26 luglio 2015

Cinque Terre

© Pao_2015

Cipressi infiniti,
in bilico sulla costa
che cade a picco,
trasudano
resina e salsedine.

Poco distante
il cielo
si mescola al mare
e si distingue a stento.

Il bianco candido
di una nuvola
aiuta gli occhi.

23.06.2015 - Ode (alla morte del Rispetto)

Cantano a morto
tutte le donne
bronzee della città.

Oggi è morta
l'unica cosa che,
assieme alla speranza,
dovrebbe essere
l'ultima a morire.

Oggi,
nel terzo lunedì del mese,
è morto il Rispetto.

Dimenticato.

Abusato.

Schiacciato.

AMMAZZATO.

Oggi,
al crescere della sesta luna,
lo hanno ucciso, due amici.

Piangono tristi
tutti i cuori
scarlatti degli uomini

Don.           Don..


Don...

mercoledì 6 maggio 2015

Quinto Elemento

© Giovi_2015

Dinamiche affilate,
come coltelli, 
tagliano l'aria
densa di emozione.

Timbri stretti,
come cappi, 
strappano ai cuori
sospiri stentati. 
                                                      

Colori vivaci, 
come molle.

Sussultano i corpi
sciolti sulle gambe.  
          

Applausi sinceri,
come i bambini,
guidano i sogni
verso l'infinito.

Ma i sogni son veri,
come la vita,
 e ti portano avanti.

A mia sorella, 
BRAVA!

martedì 5 maggio 2015

Fiore di Maggio


© Nica_2016

Se sboccerà,
come ha fatto
il nostro amore,
avrà motivo
per esultare.
Anche il fiore
saprà quanto

è bella la vita.

lunedì 27 aprile 2015

Domenica Mattina

Il semaforo solo
si arrossa di fronte
alla strada,
sua perpetua ammiratrice.
E nessun veicolo
tiene il passo.

Un cane
porta a spasso
il suo padrone,
ancora ebbro
dai fiumi di vita
scolati poche ore
prima.

È domenica mattina.

Anche il coro dei merli
lo ha capito
e la polifonia,
si fa tenue e stanca.

Il calore di un abbraccio
è rimasto a letto.

Oggi è un dì di festa.

Anche se piove.

mercoledì 1 aprile 2015

E non venitemi a dire...

© Nica_2015


... che gli animali e le piante 
non traspirano emozioni. 
Anche loro, a volte, 
soffrono, 
anche loro, a volte, 
si mettono a piangere.

Abbiamo ancora tanto 
da imparare.



© Nica_2015

martedì 31 marzo 2015

Domani


C’era una volta domani. Adesso non c’è più. C’è un altro giorno che chiamano domani, ma domani non c’è più. 
Domani è diventato ieri, o l’anno scorso, e così diventando non è più lo stesso. E un po’ come un bravo bambino che diventa un ladro di polli: non è più lui, ormai è un altro. 
Domani era una bella giornata di sole. Ci si alzava presto al mattino e ci si sentiva pieni di energia. Si correva fuori e si facevano quattro salti nel prato, poi dentro ancora per una bella doccia e una buona colazione. Davanti al caffelatte fumante si parlava dei programmi della giornata: c’erano spese da fare dopo la scuola, amici da vedere e la sera una partita molto importante per televisione. Alla nostra squadra bastava pareggiare per andare in finale; così gli altri dovevano attaccare e attaccando si sarebbero scoperti... 
Io ero affezionato a domani. Ogni tanto un giorno così ci vuole: ti mette di buon umore e il sorriso ti rimane dentro a lungo, come una fiamma che ci mette un po’ a spegnersi. 
Adesso domani non c’è più: è diventato ieri, o l’anno scorso. E non è più lo stesso: quando domani è diventato ieri pioveva e non si poteva andare fuori e nessuno aveva voglia di parlare e la nostra squadra ha perso cinque a zero. Gli altri dovevano attaccare e lo hanno fatto. 
Adesso c'è un altro giorno che chiamano domani, e qualcuno dice che questo giorno c’è il sole e si può andare fuori e la partita la vinciamo. E forse è vero, ma a me quest’altro giorno non interessa; anzi, non so perché lo chiamano domani. 
Domani non c’è più: è diventato ieri, o l’anno scorso.

- E. Bencivenga, Filosofia in quarantadue favole -


venerdì 20 febbraio 2015

La Barca


© Nica_2015



© Nica_2015



La barca la bala 
deent 'n 'i spint 
de acqua e s'cüma;
sura 'i pinn 
de mila pèss;
sota 'i öcc
de mila omm;
Tra la tera,
e 'l ciel
faja de sass,
smagiaa dai nivui. 

Ormai l'è ligada a l'anél 
de la sò umbria.
E anca se Dio u l' vö,

La sa che la pò mia naa via.





© Nica_2015

giovedì 12 febbraio 2015

Buona Nanna

© Nica_2014

Quando scocca
l'ora delle streghe,
la luna scappa dal
suo giaciglio nascosto
dietro l'arco dell'orizzonte
e, vestita a festa,
rischiara fotogrammi.

Cinque dita che sfiorano
dolcemente e senza sosta
ogni singolo pensiero,
annidato tra i capelli
da una giornata intera.

Un braccio (quello che
non è di troppo) che cintura
di sbieco il tuo fianco:
non ti lascia scappare
e ti protegge.

Lunghi arti sotto la vita
che, nel tepore del piumino
frammisto all'aria frizzante,
si fondono in immobili
paralleli sinuosi.

Un piede nudo e freddo
nel suo scivolare
circolare e leggero
tra le pieghe della pelle
e quelle delle lenzuola.

E dopo le ultime parole
a voce quasi spenta
Buona Nanna
un orecchio che affoga
dentro al custode del tuo respiro.


giovedì 5 febbraio 2015

Luna

© Pao_2013



Alcuni l'hanno storta.

Altri la sbattono su un piatto
con un paio di fette di pomodoro
e alcune di mozzarella,
un filo d'olio e due foglioline di basilico.

Altri ancora la cantano, 
guardando il mondo da un oblò.

Chi ci ha fatto un piccolo passo per sè,
ma uno gigante per l'umanità.

C'è chi la va a cercare in un alveare,
chi le impreca contro, chi al suo sguardo
alza il livello dell'acqua, chi gliele canta
e gliele balla.

Tutti in modo differente,
ma se la guardiamo nello stesso momento
siamo meno soli e più vicini,

abbiamo tutti la stessa, diversa, luna.



© Pao_2015